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Private Equity/Private Debt. Istruzioni per l'uso.

2021-01-31 03:52

Fulvio Marchese

Private Equity/Private Debt. Istruzioni per l'uso.

Il mio Cliente, quando lo sottoscrisse, aveva 75 anni: era chiaro che difficilmente avrebbe visto, in vita, la fine dell'investimento stesso.

Pubblicato il 22/12/2019 su facebook: vai al post per ulteriori commenti

Una delle principali reti di vendita di prodotti finanziari (per vulgo e legge, ormai, reti di "Consulenza Finanziaria", ma lungi da me, qui premetto, voler parlar male di colleghi del mio settore) ha intenzione di inserire nei portafogli dei propri clienti 10 miliardi di prodotti di Private Equity e Private Debt nei prossimi 5 anni.

Sulle masse gestite oggi da questa rete significherebbe, mediamente per i portafogli dei loro Clienti, circa il 18% di c.d. MERCATI PRIVATI, appellativo intrigante che denomina soluzioni ILLIQUIDE (cioè che non si possono vendere quando si desidera) caratterizzate però da un alto rapporto statistico di rischio/rendimento. Soluzioni comunque diversificate al loro interno, ci tengo a sottolinearlo.

La "sell-side advisory" anche in campo finanziario alimenta la sua proposta col marketing. Un "battage" pubblicitario basato sul rendimento che queste soluzioni hanno avuto in passato, in tempi poi di rendimenti obbligazionari (asset ancora percepito "senza rischio" dai più), fanno sicuramente presa su investitori, per statistica, poco preparati.

Il primo fondo di fondi di Private Equity che proposi ad un Cliente fu un Advanced Capital nel 2004, se ricordo bene. Si poteva proporre un taglio minimo di 500.000 euro a Clienti con Ricchezza Finanziaria di oltre 2 milioni e mezzo, questa era la regola.

Gli ultimi proventi del prodotto che collocai allora (ritorno medio ex post annuo oltre il 9%... ed era il Cliente che DOVEVA CHIEDERE approfondimenti con la firma di un modulo apposito, non eravamo noi "promotori" a poterlo consigliare! ) li ha incassati la figlia del Cliente, che ha erditato l'investimento alla morte del padre nel 2011, ultimamente, 15 anni dopo.

Ottimo investimento, quindi? Complessivamente ritengo di si: le regole alle quali attenermi per concludere il contratto, all'epoca, erano talmente stringenti che difficilmente avrei potuto fare dei danni vendendo un prodotto altamente illiquido, fra l'altro, sempre all'epoca, sottoscrivibile solo presso una fiduciaria, con l'apertura di 2 conti (1 per versare le somme contrattualizzate da cui il fondo di PE a suo insindacabile giudizio le avrebbe prelevate in tranches quando sarebbero necessitate agli investimenti... il secondo per l'accredito dei proventi che, via via e senza scadenze prefissate, il fondo avrebbe rimborsato mano a mano che i vari investimenti in mercati privati si sarebbero conclusi a seconda della maturazione di contratti e cicli).

Il mio Cliente, quando lo sottoscrisse, aveva 75 anni: era chiaro che difficilmente avrebbe visto, in vita, la fine dell'investimento stesso.

Un VERO investimento di lungo periodo, insomma, in cui l'Investitore PERSE completamente il possesso del denaro in favore di Gestore Professionale.

Non uno "scherzetto", insomma.
Il Private Equity (e il Private Debt) funzionano, ancora oggi, con lo stesso sistema di allora. Si acquistano asset illiquidi, si perde completamente il possesso del denaro in favore di Gestori Professionisti etc etc...

Farlo diventare un prodotto SEMPLICE democratizzandolo con "limiti" da Cliente Retail (ho inteso limiti, se le mie fonti sono corrette, per questa rete, di 25.000 euro per non so quale RFA) ritengo possa aprire la stura a "vendite" poco professionali e/o per "acquisti" indotti da bias facilmente intuibili ma poco percepibili.

La professoressa che ha perso 440.000 euro acquistando (spintaneamente?) azioni illiquide della Banca popolare di Bari è sufficiente come esempio sia di acquirente che di venditore?

Dopodichè a Clienti Private multimilionari il PE/PD sono servizi che vanno spiegati, per diversificare grandi patrimoni.